Stando alla leggenda, non poteva che sorgere in quel punto, ma deve il suo fascino anche ai resti della sua antica facciata – nel lato sinistro dell’attuale edificio – e ai festeggiamenti che ospita ogni primo lunedì di ottobre. La chiesa di Santa Vitalia sorge nella parte nord dell’abitato di Serrenti, paese immerso nella campagna del Campidano centro-meridionale, posizionato a ridosso della principale arteria stradale dell’Isola, la statale 131. La struttura odierna è frutto di un rifacimento avvenuto tra XIX e XX secolo, periodo nel quale fu spostato l’asse liturgico, ingrandito l’edificio e creato l’attuale prospetto. La facciata, intonacata, presenta tre ingressi, tre finestre rettangolari e un piccolo campanile a vela. In origine, il santuario era più piccolo, composto da un’aula forse absidata, dotata di copertura a capriate lignee.
Sul lato nord-occidentale ammirerai le tracce superstiti del primo impianto della chiesa, in stile romanico-gotico, edificata probabilmente nel XIII secolo. Sono evidenti i conci in trachite squadrati, delimitati da paraste angolari che terminano in capitelli. Da questi si diramano archetti trilobati, il cui andamento doveva seguire quello dell’originaria - ormai scomparsa - copertura a capanna. Al centro, noterai il portale ligneo, in asse con una finestra rettangolare. La pianta è a tre navate, delimitate da arcate a tutto sesto.
Alla chiesa è legato il racconto di un contadino di Genoni, paesino accanto a sa Jara Manna, in servizio presso un proprietario terriero di Serrenti, che trasportò il simulacro della santa da una chiesa distrutta del suo paese fino alla casa del padrone. La statua, però, scomparì più volte dalla dimora, facendosi ritrovare sempre nel luogo in cui poi fu eretto il luogo di culto. Santa Vida, come è chiamata in campidanese, donna cristiana martirizzata nell’Anfiteatro romano di Cagliari durante l’impero di Adriano, nel corso dei secoli è diventata oggetto di straordinaria devozione, tanto che la ricostruzione del santuario nel XIX secolo fu motivata anche dalla necessità di accogliere un numero sempre maggiore di pellegrini.
Le celebrazioni sono preceduti da una novena. Il giovedì precedente la festa avviene la vestizione, mentre due giorni dopo si svolge la prima processione. Il giorno clou è il lunedì, con corteo solenne al quale partecipano confraternite religiose, gruppi folk, cavalieri e suonatori di launeddas. Nei dintorni del santuario si dispongono bancarelle con prodotti artigianali e gustose specialità, tra cui su pistoccheddu de Serrenti, dolce tipico del luogo. Attorno, balli in piazza, gare poetiche e musiche tradizionali.