Si adagia sulle pendici del monte Maiore, ai confini settentrionali della Marmilla, circondato da ampie vallate, sorgenti, pareti rocciose e originali formazioni granitiche. Nureci è un grazioso borgo di circa 400 abitanti, per i quali attività agricola, allevamento e lavorazione artigianale della pietra sono le risorse principali. Il paese fece parte della curatoria di Part’e Valenza nel giudicato d’Arborea. L’odierno abitato risale al secondo XV secolo: gli abitanti di Genadas lasciarono il villaggio a causa degli assalti dei briganti e si stabilirono nell’attuale Nureci. Accanto alla chiesetta campestre della Madonna d’Itria ci sono i ruderi dell’antica villa. Il martedì dopo Pentecoste vi si svolgono festeggiamenti di origine bizantina. La struttura urbana ha conservato tratti antichi: spiccano edifici di inizio XIX secolo, tra cui il palazzo baronale dei Touffani, e case ‘a corte’ con architravi, balconi e bei portali, elementi caratterizzanti di Nureci. Piazze e vie del centro storico sono in ciottolato, abbellite da fontane e murales, e si articolano attorno alla seicentesca chiesa di Santa Barbara. La festa della protettrice dei minatori è a inizio dicembre. Tra le celebrazioni religiose, durante le quali gusterai la cucina di tradizione agropastorale, anche quelle per Santa Rita a fine maggio, San Giacomo e Sant’Anna a fine luglio, sant’Ignazio da Laconi a metà ottobre e, soprattutto, i fuochi di San Sebastiano a gennaio, rito arcaico e propiziatorio. A metà agosto c’è Mamma Blues Festival, rassegna internazionale di blues e jazz.
I paesaggi attorno al borgo offrono sorprese suggestive: monumenti granitici e calcarei, boschi e specie rare. A rappresentare l’ambiente naturale, nel centro sociale del paese, è stato istituito il museo permanente della natura. Il patrimonio geologico-paleontologico di Nureci ha un ruolo di primo piano in ambito mediterraneo: a Genna Manna-Muru ‘e Cubeddu affiorano rocce sedimentarie marine del Miocene. Nello stesso centro sono esposti anche fossili e reperti archeologici di un territorio abitato dal Neolitico, come dimostrano le industrie litiche. A Murtas è stata rinvenuta una struttura riconducibile a un recinto megalitico. Dell’età del Bronzo sono 14 nuraghi, fra cui l’Attori, arroccato sul verdeggiante versante nord della Giara, e il Giuerri Mannu, dove è stato rinvenuto un piede di tripode prenuragico. All’uscita del paese, sul ciglio di uno strapiombo che lo sovrasta, si erge la misterioso Corona ‘e su Crobu (macigno del corvo), possente cinta muraria - di altezza residua di tre metri - con all’interno strutture minori, risalente forse alla dominazione punica. Il masso granitico posto in posizione baricentrica dentro le mura identificherebbe le fattezze stilizzate della Dea mater, divinità comune di tutti i popoli mediterranei. I siti di Turri Piccinnu e Pranu Ollastu, hanno restituito frammenti ceramici di età romana repubblicana.