Dal Medioevo al 1954 si chiamava Bannari, da balneus (bagno termale): ecco perché il Comune ha due denominazioni, una ufficiale, l’altra storica. Villa Verde è un piccolissimo borgo di poco più di 300 abitanti dell’alta Marmilla, che si adagia sul versante orientale del monte Arci. Il grazioso centro storico, con tipiche case ‘a corte’ rurali, si dispone attorno alla parrocchiale della beata Vergine Assunta, patrona festeggiata a Ferragosto e la domenica successiva. Ad agosto, vanno in scena anche gli eventi del circuito Dromos festival. In paese ammirerai la chiesa di san Sebastiano, la scultura per i caduti in guerra di Luigi Taras, casa Crobeddu e il vecchio frantoio, centro di esposizione culturale e di prodotti agroalimentari.
La storia di Villa Verde e i suoi primi insediamenti sono legati ai giacimenti di ossidiana dell’Arci: osserverai numerose stazioni e officine di lavorazione del minerale usato per produrre armi e utensili (e commercializzato) sin dal VI millennio a.C. All’‘oro nero’ del Neolitico è dedicato il museo Antiquarium dell’ossidiana. Nel suggestivo scenario del parco del monte Arci, popolato da cervi e daini e sorvolato da astori, falchi e sparvieri, domina la macchia mediterranea. Il monte di origine vulcanica del monte rappresenta la parte ‘alta’ del territorio, ricoperta di lecci, sughere e conifere e segnata da itinerari naturalistici. La parte ‘bassa’ è di origine sedimentaria, coltivata o adibita a pascoli. A separarle è un altipiano basaltico. Numerose sono le sorgenti: a Mitza Margiani, immersa in una lecceta, si approvvigionavano gli abitanti di Brunk’e s’Omu. Attorno al nuraghe polilobato ben conservato, sono state ‘indagate’ 18 capanne di un ampio villaggio. All’interno del bosco troverai una nicchia dedicata al Gesù buon pastore, festeggiato a inizio giugno, anche con degustazione di piatti tipici. Qui passa un tratto di strada romana, che insieme ad altri tratti e ritrovamenti, fanno ipotizzare che esistesse una mansio legata alla vicina città di Uselis. Dove sgorga la fonte di santu Mauru, oltre al santuario di san Mauro - celebrato a metà settembre con una processione sino alla chiesetta ai piedi dell’altopiano - sorge un altro nuraghe polilobato, Nurax’e Mau, col suo villaggio. Insieme a Brunk’e s’Omu, sono le maggiori eredità di un’area ad alta densità nuragica, che comprende circa venti nuraghi, tra cui i monotorre Brunk’e su Giganti, Giuali, is Cottillas, su Nuraxi, Truttiris e Gergui, pozzi sacri, come Corongiu Arrubiu e Putzu ‘e padenti, e fortificazioni. A raccontare la vita nell’età del Bronzo è il Mu.Nu, museo della civiltà nuragica che ti permetterà di fare un viaggio interattivo in un villaggio nuragico ‘vivo’, ricostruito nei minimi dettagli e provare l’esperienza da archeologo alle prese con gli scavi e la ricerca dei reperti.