Secondo il ‘padre’ degli archeologi sardi, Giovanni Lilliu (1914-2012), era la reggia di una piccola capitale, esattamente come su Nuraxi a Barumini e nuraghe Losa ad Abbasanta. Prima di lui, a inizio XIX secolo, altri studiosi sardi, Angius e Spano, testimoni oculari della fortezza, ne esaltarono l’architettura. L’antica maestosità del nuraghe sa Domu Beccia (‘casa vecchia’ in campidanese), un unicum nell’Isola per la singolare articolazione di torri e cinte fortificate, è stata poi irrimediabilmente segnata negli anni 1822-25: con i massi del monumento furono realizzati 15 chilometri di selciato della strada per Oristano. Il fascino della sua visita, però, non ne è intaccato: a 800 metri dall’abitato di Uras, ai piedi sud-occidentali del parco del monte Arci - territorio abitato sin dal Neolitico finale anche per la presenza di giacimenti di ossidiana – ammirerai i ruderi di un elaborato e imponente complesso ‘vissuto’ tra Bronzo medio e finale (XV-XI secolo a.C.).
Sa Domu Beccia, costruita in pietra basaltica, è costituita da un bastione a tre torri unite da cortine murarie, che racchiudono una torre centrale (mastio) e un cortile, con pozzo al centro, da cui si aprono accessi a sei ambienti. Dal mastio si dipartono tre rampe di scale che ‘suggeriscono’ l’originaria complessità dei livelli superiori del nuraghe: l’attuale interramento non consente di rilevare la planimetria di camere, ingressi e corridoi, ma potrai notare nelle pareti del mastio tre grandi nicchie disposte a croce. Lo splendido fortilizio è ‘protetto’ da un monumentale antemurale ettagonale con sei torri (di diametro tra cinque e sei metri). A sud del nuraghe, si estende un vasto villaggio costituito da circa 150 capanne discretamente conservate, in gran parte circolari. A breve distanza, a nord, è stato individuato il profilo di una tomba di Giganti, con corpo allungato absidato ed esedra semicircolare.
Le origini di Uras risalgono a fine III millennio a.C., testimoniate da ceramiche ritrovate a sa Grutta manna. A Roja Cannas, alle falde del monte Arci, è stato individuato il maggiore giacimento di ossidiana del Neolitico. Il territorio fu densamente abitato in età nuragica: oltre a sa Domu Beccia, vedrai più di venti torri megalitiche e due tombe di Giganti. Interessante anche la storia successiva dell’importante centro agricolo del Campidano oristanese: testimoni del Medioevo sono i resti dell’abbazia di san Michele in Thamis (XII secolo), a due chilometri dal paese, e lo sono stati fino ai primi del XIX secolo - come attestano Angius e Spano - i muraglioni del castello di Uras. Oggi l’abitato storico si sviluppa attorno alla barocca parrocchiale di santa Maria Maddalena (1664-82). A proposito di storia e luoghi di culto: accanto alla chiesa di san Salvatore si combattè il 14 aprile 1470: Leonardo Alagon sconfisse gli aragonesi del viceré Carroz.