Con quasi trentamila abitanti, Carbonia è la nona città sarda, la più popolosa del Sulcis. Larghe strade alberate la caratterizzano: sulle case svetta il campanile alto 45 metri che affianca la facciata in granito e trachite della chiesa di san Ponziano. La città nacque nel 1938, costruita in soli due anni per garantire alloggio ai lavoratori del bacino carbonifero Sirai-Serbariu. Le miniere sulcitane erano allora una delle principali fonti di approvvigionamento energetico dell’Italia. Nel nome Carbonia è indicata l’origine: fu costruita a ridosso della grande miniera, sostituendo un borgo ottocentesco, inglobato come rione. Il bacino, attivo tra 1937 e 64, aveva nove pozzi e cento chilometri di gallerie. Per cavare il carbone furono reclutati minatori da tutta Italia, da subito 16 mila risiedevano a Carbonia, la punta massima fu nel 1949 con 48 mila residenti e 60 mila dimoranti.
Oggi, dopo il suo recupero, Serbariu ospita il museo del Carbone, perfetta riproduzione del mondo minerario. Altro luogo di cultura da non perdere è il museo etnografico delle Attività agropastorali. Carbonia è sede di Mare e Miniere, appuntamento che riscopre la cultura locale, con eventi di cinema, musica, letteratura ed enogastronomia. Un tempo fu teatro di storiche rivendicazioni operaie. Tra 1940 e 43, la protesta dei minatori portò al primo sciopero in Sardegna (tra i primi in Italia) durante il ventennio fascista. A fine 1948 ci furono due mesi di ‘sciopero bianco’, per contrastare le misure repressive della Carbosarda, che gestiva la miniera. La reazione fu di acuirle. Esplose così un movimento nazionale di solidarietà alla lotta dei minatori: dopo un lungo braccio di ferro, l’accordo fu una vittoria dei lavoratori.
Ai siti minerari dismessi si affianca l’archeologia fenicio-punica: a monte Sirai, in un parco archeologico nella periferia nord-ovest della città, troverai case, piazze, tempio, necropoli di una colonia prima fenicia poi cartaginese. C’è anche un tofet, cimitero per bambini, parzialmente ricostruito nel museo Villa Sulcis, dove ti addentrerai nella città punica grazie ad allestimenti multimediali e conoscerai i reperti più antichi della preistoria sarda, provenienti dal riparo sotto roccia su Carropu, nella frazione di Sirri, risalenti al Mesolitico (9000 a.C.). Poco distanti dalla città si trovano varie grotte ‘preistoriche’, una decina di necropoli a domus de Janas e i resti di 15 nuraghi compresi fra 1600 e VI secolo a.C. Tra le testimonianze più interessanti, le necropoli di Cannas di Sotto, con 18 tombe e di Cùccuru su Cardolinu (3200-2800 a.C.). La dominazione romana è documentata dalla Villa di Barbusi, ‘vissuta’ da IV a.C. a III secolo d.C., e dal casale di Medau sa Turri, già sito nuragico e fenicio-punico, poi romano, infine villaggio medievale.