Dalle sue sparute case ti specchierai sulle acque dell’Omodeo, uno dei maggiori laghi artificiali in Italia e suggestiva attrazione naturalistica, dove, quando si abbassa il livello delle acque, ammirerai resti di nuraghi e alberi fossili pietrificati. Tadasuni è un piccolissimo centro di appena 150 abitanti del territorio storico del Guilcer-Barigadu, che sorge a circa 200 metri d’altezza nel versante occidentale del lago. Riguardo all’origine del toponimo, interessante la proposta dello storico Spano: deriverebbe dalla parola semitica thet-ashàn, ‘casa ricca’. Il paese è menzionato nel condaghe di Santa Maria di Bonarcado in relazione ai possedimenti dei monaci camaldolesi in Sardegna, che si insediarono da queste parte durante il giudicato d’Arborea.
L'abitato si articola in una rete di strade su cui si affacciano caratteristiche abitazioni in pietra. Al centro sorge la parrocchiale di San Nicola di Bari, costruita a metà XIX secolo in stile neoclassico da conci di calcare scuro, che conserva una cinquecentesca Madonna di Boele e pezzi d’argenteria tra cui un ostensorio in oro e argento di inizio XIX secolo. Il patrono è celebrato a inizio dicembre. Da visitare anche la settecentesca chiesa di Santa Croce. In campagna si trova la chiesa di San Michele, festeggiato a fine settembre. Nella casa parrocchiale visiterai il museo degli strumenti musicali sardi, che custodisce una collezione di circa 400 preziosi ‘pezzi’ tradizionali, tra cui le launeddas, nonché pugnali e armi da fuoco di fine XIX secolo. Da ammirare anche un Crocefisso ligneo, un tempo conservato nella chiesa di Santa Maria di Boele, sommersa dalle acque dell’Omodeo, la più affascinante attrazione turistica locale. Il bacino, formato dallo sbarramento del fiume Tirso nel 1924, offre scorci panoramici suggestivi ed è ideale per rilassanti passeggiate ed esplorazioni delle sue acque in canoa.
La vallata ricoperta d’acqua custodisce un tesoro archeologico: insediamenti nuragici e prenuragici stanno sott’acqua insieme a una foresta fossile pietrificata di circa 20 milioni di anni e al paesino di Zuri (abbandonato e ricostruito più in cima). Nei periodi di secca, in parte, riaffiorano le testimonianze. Alla storia si accompagna la bellezza naturalistica: il lago è circondato da altopiani basaltici, aspre montagne e vegetazione avvolgente: lecci, roverelle, olmi, pioppi e macchia mediterranea.