Federico Fellini ambientò alcune scene de ‘La Bibbia’ in una sua valle, alla sorgente del Temo. Pur ergendosi a 600 metri d’altezza, a 16 chilometri dal mare, Villanova Monteleone ha la peculiarità di avere vicino il lago del Temo e amministrare un lungo tratto di costa con ‘perle’ come la spiaggia di Poglina, distesa di sabbia chiara e impalpabile che si immerge nel mare turchese, accanto alla chiesa della Speranza. Il paese, popolato da duemila e 300 abitanti, si trova nell’entroterra algherese, fra Planargia di Bosa e Logudoro turritano. Dalla strada che la collega ad Alghero, detta Scala Piccada, un tempo teatro di una cronoscalata di rally, godrai del panorama sulla Riviera del Corallo.
Il borgo è rinomato per arte tessile (tappeti e tendaggi) e intreccio di cestini. Al centro, nell’ottocentesco Palatu ‘e sas iscolas, visiterai il museo etnografico sa Domo Manna. Accanto sorge la cinquecentesca parrocchiale di San Leonardo da Limoges (celebrato l’11 giugno) in stile gotico-aragonese, rifatta in forme neo-gotiche nel 1789. Conserva due altari lignei del XVIII secolo. Altri luoghi di culto nel paese sono la seicentesca chiesa della Madonna del Rosario e l’oratorio di santa Croce (XVI secolo). A tre chilometri dall’abitato, tra alberi secolari, sorge il santuario di Nostra Signora di Interriors, eretto nel XVI secolo. La facciata è stata modificata nel XVIII e il campanile poggia su un porticato ad archi, dove prima c’erano le cumbessias. Vi si svolgono le feste in onore della Natività della Vergine (8 settembre) e di san Giovanni battista, a fine agosto, celebrazione legata all’origine di Villa nova di Monteleone. Il villaggio, fondato a su Zentosu da abitanti di Monteleone Rocca Doria, nel 1582 subì un’invasione barbaresca: i superstiti traslocarono in un’area più interna (Santa Maria), dove ricostruirono il paese, quelli catturati furono salvati dall’esercito del marchese Boyl di Putifigari. A inizio estate assisterai alla mostra-mercato del cavallo anglo-arabo-sardo, a inizio agosto alla sagra della pecora.
Nel territorio, ricco di sorgenti, spicca il monte Minerva, spettacolare bastione con sommità piatta, derivato da un vulcano spento, oggi coperto da una foresta. Alle sue falde sorge una testimonianza preistorica: un sepolcreto con otto domus de Janas. La maggiore eredità neolitica (a partire dal 3500 a.C.) è però la necropoli di Puttu Codinu, costituita da nove ipogei funerari con corridoio d’ingresso, anticella, camera funeraria e celle laterali. Nelle pareti sono scolpite corna di toro, simbolo di prolificità, e decorazioni che riproducono i tetti delle capanne. Spiccano le tombe VIII e IX. Nel bosco di sughere e lecci del monte Cuccu spunta un parco archeologico che racchiude un complesso dell’età del Ferro (900-800 a.C.), formato dal nuraghe trilobato Appiu con villaggio di circa duecento capanne, un altro nuraghe monotorre e una tomba di Giganti con due dolmen. Vicini anche un circolo megalitico e un tempio a megaron. Altri imperdibili edifici coevi sono la tomba di Giganti di Laccaneddu e i nuraghi sui monti Lua e sa Rughe.