A 300 metri d’altezza, è incastonato in un territorio dall’andamento irregolare e aspro, fatto di colline, vallate e brevi pianure, bagnate dai torrenti Coxinas e Cirras, in parte coperte da macchia mediterranea ‘bassa’, in parte coltivate a frutteti, mandorleti, oliveti e vigneti. Sant’Andrea Frius è un paese di mille e 800 abitanti della sub-regione storica della Trexenta, antico ‘granaio di Roma’, il cui territorio arriva sino al confine col Gerrei. Le sue risorse principali sono allevamento e agricoltura, con produzioni cerealicole, ortofrutticole e vitivinicole. Le sue radici affondano in epoca punico-romana, fu a lungo avamposto strategico verso il centro dell’Isola. All’interno dell’abitato è stato rinvenuto il ricco corredo funerario di una tomba ‘a cassone’. Il periodo punico è rappresentato dal sito di Linna Pertunta, vicino al paese, che ha restituito numerosi ex voto in terracotta conservati nel museo archeologico nazionale di Cagliari. Di età romana rimangono resti di ville rustiche.
Nel Medioevo, sotto il giudicato di Cagliari, era semplicemente Frius. Disabitato sotto il dominio spagnolo, il paese fu ripopolato a fine XVII secolo da genti di paesi vicini, alle quali si deve l’attuale configurazione urbana, fatta di una rete di stradine e basse case in pietra intorno alla piccola parrocchiale di sant’Andrea – da cui derivò anche il nuovo toponimo - risalente al XVII secolo: l’unica navata è voltata a botte. La facciata è stata arricchita da un mosaico policromato, dove è raffigurato sant’Andrea in atto di pescare.
Saperi e sapori del borgo si esprimono nelle feste. Il patrono è celebrato a fine maggio con sa festa manna e a fine novembre con un evento nel quale assisterai alla creazione di candele artistiche a opera di ‘maestri della cera’ e potrai degustare piatti tipici della cucina campidanese. Negli stessi giorni si festeggia anche sant’Isidoro, protettore di contadini e pastori, con una processione accompagnata da cavalieri e traccas (carri addobbati). A lui è dedicata una chiesa vicina alla parrocchiale, mentre i ruderi di Nostra Signora di Bonaria, costruita nel 1963, sono in periferia. La Vergine è celebrata a inizio settembre. A carnevale, il giorno della Pentolaccia, va in scena un palio, la ‘corsa del drago’, durante il quale i cavalieri, detti ‘di san Giorgio’, indossano vestiti tradizionali ed eseguono acrobazie in sella ai loro destrieri. A inizio agosto nella sagra del mandorlo, potrai assaggiare la varietà di dolci a base di mandorla: il culmine è il concorso per il miglior gatteau, dolce di zucchero e mandorle. Il territorio è ricco di sorgenti, due usate già in età nuragica, nell’altipiano di sa Corte Casassias. Dell’età del Bronzo sono le testimonianze più numerose ed evidenti: undici nuraghi, di cui sette complessi: il Mannu, il più arcaico, Guntroxiu, Monte Uda, Montroxiu e Perda Niedda. E tracce di insediamenti, a Tuerra e Niu Caborra.