La storia di Nostra Signora di Bonacatu ha inizio nel V secolo, quando i colonizzatori bizantini cominciarono a erigere una chiesetta quadrangolare (12 metri per lato) in basalto e trachite. Successivi rimaneggiamenti (VII-VIII secolo) furono apportati quando forse si era già insediato il primo nucleo dell’attuale Bonarcado, borgo alle falde del Montiferru, a 25 chilometri da Oristano. Il sito del piccolo santuario, di certo uno dei primissimi edifici cristiani dell’Isola, affonda le sue radici in vicende ancora più remote, risalenti a un insediamento nuragico sul quale si sovrappose un villaggio romano con edificio termale, i cui resti furono usati per costruire il santuario. Ne è testimone una vasca con pavimento a mosaico nel ‘braccio’ orientale.
Il nome porta con sé leggende: pare che la chiesa fosse stata scoperta nel bosco da un cacciatore, da cui bonacatu, ovvero ‘buon ritrovamento’. Più probabile che la denominazione derivi dall’intitolazione bizantina alla vergine Panachrantos (immacolata). Lo stesso nome del paese, in origine Bonacranto o Bonarcanto è una corruzione del nome greco. La ‘versione’ odierna del tempio è figlia di vari interventi, con aggiunta di elementi architettonici, tra cui due facciate, una romanica a ovest tra 1242 e 1268, decorata con archetti pensili e ciotole ceramiche multicolori, e una a nord, nel 1933, in stile neoromanico. All’interno ammirerai la parte più antica: i quattro ‘bracci’ della pianta a croce greca, voltati a botte, il cui incrocio è sormontato da una cupola di ispirazione bizantina. Nel braccio sud si trova l’altare maggiore su cui campeggia un bassorilievo in terracotta policroma della Madonna col bambino (XV secolo): dall’effige derivò a Bonarcado il più antico culto mariano dell’Isola, che attira ogni anno migliaia di fedeli, principalmente durante la celebrazione della Vergine a settembre.
Una seconda svolta avvenne a inizio XII secolo, quando il giudice Costantino d’Arborea affidò il borgo ai camaldolesi di Pisa. I monaci fondarono un’abbazia – il cui atto fondativo è il primo documento (in logudorese) del condaghe di santa Maria di Bonarcado – e costruirono un monastero. Nel 1146 vi affiancarono anche una nova clesia, proprio di fronte all’antico santuario, a formare oggi un complesso affacciato su una piazza lastricata del centro storico. Nacque la suggestiva basilica di santa Maria, in basalto scuro e inserti di trachite rossiccia, che acuiscono il suo fascino. In origine a navata unica e croce commissa, fu ‘trasformata’ a tre navate, con aggiunta di campanile a canna quadrata, a metà del XIII secolo. I lavori furono appannaggio di maestranze provenienti dalla Spagna (le stesse che intervennero sul santuario). A loro si deve l’introduzione in Sardegna di elementi decorativi di matrice islamica: archetti lobati, lesene ‘a fisarmonica’, peducci gradonati e a piramide rovesciata. Un ulteriore ampliamento è del XVIII secolo. Attualmente il prospetto principale è caratterizzato da tre arcate con al centro un portale sormontato da arco in conci bicromi.