Si distende sul monte Ruiu, circondato da vulcani spenti, le cui rocce hanno più di due milioni di anni. Ittireddu, piccolo e antico centro logudorese di poco più di 500 abitanti, risale a età bizantina, quando fu realizzato il primo impianto della chiesa di santa Croce, rifatta più volte nel corso dei secoli. Mentre il nome, letteralmente ‘piccola Ittiri’, risale al 1626. Accanto alla chiesetta sorge una fontana del 1861 in blocchi di tufo rosato. A un chilometro dal paese, la chiesa di san Giacomo, del XII secolo. Le mura sono di conci a vista, tipiche del romanico sardo, l’interno, ad aula unica, è coperto con capriate lignee. Il patrono santu Jagu è celebrato a fine luglio. Interessante è anche Nostra Signora Inter Montes che conserva una statua lignea del XVII secolo e tre sculture di fine XIX di Giuseppe Sartorio.
Il territorio è stato intensamente abitato sin dal Neolitico recente, come dimostrano 60 domus de Janas - molte pluricellulari, poche monocellulari - scavate nel tufo e raggruppate in cinque vaste necropoli (più tre ipogei singoli). La necropoli di monte Pira, databile tra Neolitico finale ed Eneolitico (2800-2300 a.C.), ha 26 sepolture. Superato l’ingresso a dromos (corridoio), vedrai nicchie, coppelle e bassorilievi che riproducono elementi architettonici delle abitazioni neolitiche per ricreare nella tomba l’ambiente domestico. Spicca la tomba XIV, riusata in età del Bronzo: sulla fronte c’è una stele centinata, monolite che caratterizza le tombe di Giganti della civiltà nuragica, Anch’essa è ben testimoniata: vicino al paese c’è sa Domo ‘e s’Orku, arcaico nuraghe ‘a corridoio’ (lungo nove metri). Mentre Funtana ‘e baule è un pozzo sacro, le cui mura in blocchi di tufo trachitico sono estremamente raffinate nella parte inferiore, con pietre perfettamente connesse fra loro A struttura complessa è il nuraghe Funtana, con torre principale cui furono aggiunte due torri e un muro. Nella camera c’è un sedile-bancone e c’erano due ‘tavolini’ lapidei, oggi esposti, insieme a tegami, ciotole, olle e un vaso a quattro anse contenente venti chili di rame in lingotti, nel Civico museo archeologico ed etnografico del paese. Il museo è anche rappresentazione della tradizione agropastorale e artigiana di Ittireddu. Tante le tracce romane: il centro era un mansio lungo la strada per Turris Libisonis e Tibula, nonché. In località Olensas ci sono dieci cisterne scavate nel tufo, forse contenitori per olio o olive (da cui il toponimo). A pochi metri, due pressoi e due vasche per la decantazione dell’olio. Al confine con Mores restano in piedi due arcate (delle tre originarie) di basalto nero e tufo chiaro del Ponte ‘etzu (ponte vecchio), lungo 18 metri. Tardo-romani sono gli ipogei funerari di sa Fraigada, ricavati nella roccia.