Svetta sulla cima di un colle come una sentinella, quasi a ‘proteggere’ il ricordo dei tempi in cui l’area godeva di notevole rilevanza, dall’età del Bronzo all’epoca imperiale. Il nuraghe Santu Millanu si erge nella regione di Part’e Alenza, all’interno del territorio di Nuragus, con, sullo sfondo, il panorama de sa Jara Manna, la giara più grande e famosa. Qui, in epoca romana, sorgeva l’insediamento di Valenza, importante stazione sulla strada tra Karalis e Ulbia. È un nuraghe quadrilobato, con una torre centrale (il mastio), che si conserva per circa sei metri d’altezza, circondato da un bastione appena individuabile sul terreno, con quattro torri a pianta circolare agli angoli. Il materiale di costruzione è il calcare, ricavato in grossi blocchi squadrati, disposti in filari regolari.
L’ingresso è parzialmente interrato e sormontato da un architrave, poco sopra il quale da accesso a una celletta. Nella camera centrale noterai tre nicchie disposte a croce e sei fori, che molto probabilmente servivano a fissare le travi di sostegno a un soppalco di legno. Sulla parete d’ingresso, in corrispondenza della nicchia destra, si accedeva a una scala, da cui era possibile raggiungere un vano secondario e, forse, una camera situata al livello superiore. Il vano e la camera principale sono in collegamento tramite una sorta di finestrino.
Attorno alla struttura osserverai le tracce del villaggio, in particolare sul lato sud. Ad esse si sovrapposero gli ambienti ‘romani’, individuati grazie al gran numero di reperti rinvenuti durante le campagne di scavo. Il nome del nuraghe deriva da una chiesa dedicata a San Gemiliano, distante alcune centinaia di metri in direzione sud-est: dell’edificio di culto rimane solo una breve traccia del perimetro di fondazione, infatti, fu distrutta presumibilmente nel XIX secolo. A pochi passi dal nuraghe troverai un’altra testimonianza della frequentazione dell’area in età nuragica: è il pozzo sacro di Coni, uno dei più piccoli finora conosciuti, che ti sorprenderà per la cura con cui sono stati tagliati e messi in posa i blocchi di basalto per la sua costruzione. Più a est, in territorio di Nurallao, potrai ammirare la tomba di Giganti di Aiodda, caratterizzata da una forma a ‘barca rovesciata’ e dal reimpiego, all’ingresso, di un menhir antropomorfo. Gli ultimi resti, in ordine cronologico, riconducibili all’antica Valenza sono le rovine di una chiesetta romanica, intitolata a Santa Maria, della quale ancora si individua il perimetro dell’aula e dell’abside, tutt’attorno, invece, si estendeva un’area cimiteriale.