L’estro creativo di grandi artisti, tra cui due dei più importanti nomi del panorama culturale sardo, messo a disposizione per trasformare un luogo di ‘pubblica utilità’ in opera d’arte. Non a caso, la prima artista a voler dare nuova vita al lavatoio di Ulassai fu la personalità più illustre cui il paese diede i natali: Maria Lai, in collaborazione con i suoi compaesani. Più tardi, a rendere un ‘mini-museo’ il vecchio ambiente usato dalle donne per lavare la lana, intervennero anche Costantino Nivola, Guido Strazza e Luigi Veronesi. L’opera di Maria Lai sovrasta l’interno della struttura: è un telaio a soffitto, realizzato nel 1982. Una serie di corde si intreccia e si lega a tubi in ferro formando un telaio tradizionale. Dietro, spiccano i colori delle pareti del soffitto – nero, grigio e rosso – mentre nella parte laterale furono incassati tronchi d’albero nel muro.
L’edificio, commissionato e realizzato tra 1903 e 1905, ha forma di parallelepipedo, circondato da una cornice aggettante. Nel prospetto principale osserverai tre aperture ad arco - due ingressi e una finestra centrale -, con cornici in granito. Dentro, corrono due file di vasche, separate da un muretto. Sopra, noterai una serie di tubi, sormontati da tegole, tutto in bronzo. Lo scorrere dell’acqua sulle tegole provoca un suono quasi ‘musicale’, melodico. L’installazione, opera del 1987 realizzata su disegno di Costantino Nivola, si chiama appunto ‘la fontana che suona’. Ciascun lato corto all’esterno ospita una fontana, inquadrata da un’arcata. Sul lato ovest trova posto ‘la fontana del grano’, opera, datata 1989, di Guido Strazza, autore anche della pavimentazione del piazzale. La fontana ha come sfondo un mosaico di pianelle di marmo bianco e di granito bianco e nero, che formano linee simili a spighe di grano. Cinque anni prima, sul lato opposto, Luigi Veronesi realizzò ‘la fontana della sorgente’: anch’esso un mosaico, creato con tessere di granito, marmo rosa e bianco e sassi di mare, che disegnano mezzelune colorate.
Dal lavatoio parte il sentiero escursionistico ad anello Sa Tappara, lungo poco più di due chilometri, ricco di spunti naturalistici e culturali. Ammirerai la vallata del rio Pardu, il paese di Osini e la costa orientale, passando vicino a un’oasi di protezione faunistica. Per approfondire la tua conoscenza del patrimonio culturale di Ulassai, legato indissolubilmente a Maria Lai, ti basterà passeggiare in paese. Oltre al museo La Stazione dell’Arte, ricavato nell’ex stazione ferroviaria, troverai opere e interventi della celebre artista anche nella chiesa parrocchiale di Sant’Antioco, nella ‘casa delle inquietudini’ e nella ‘scarpata’, vicine alla grotta Su Marmuri, nella ‘strada del rito’ verso la chiesetta campestre di Santa Barbara e all’ingresso del paese, dove in una parete si dispongono ‘le capre cucite’.