S’affaccia su un piazzale nella periferia sud ovest di Sassari, un tempo aperta campagna. Accederai a San Pietro di Silki da un viale che costeggia le mura dell’ex convento dei frati francescani, annesso alla chiesa. Il complesso sorse nel villaggio (scomparso) di Silki tra 1065 e 1082, come riporta il Libellus judicum turritanorum. Fa parte delle abbazie costruite per volere del papa di Roma a contrasto dell’ortodossia. Della fondazione non rimane traccia: le testimonianze su vita e attività del monastero tra XI e XIII secolo derivano dal condaghe di San Pietro di Silki. L’edificio fu riedificato in stile romanico nel XIII secolo: della fabbrica duecentesca rimangono il campanile e tratti murari dell’aula. Nel 1467 il complesso monastico fu concesso ai francescani da arcivescovo e Autorità cittadine. Tra XV e XVII secolo varie ristrutturazioni conferirono l’aspetto attuale alla chiesa. La facciata neoclassica è del 1675: è tripartita orizzontalmente e divisa verticalmente da lesene. Nelle sezioni risultanti si aprono tre arcate in basso e tre finestre in alto, due timpanate. Tramite un arco a tutto sesto, sormontato dallo stemma di Antonio Mereu (che nel 1677 finanziò il restauro della facciata) si accede al portico, il cui piano superiore ospita la cantoria. L’interno è a navata unica, ampia e coperta da una volta a botte (che nel 1672 sostituì le originarie capriate lignee). Sul lato sinistro ci sono quattro cappelle, su quello destro c’era il monastero, oggi casa di carità per anziani. La cappella della Madonna delle Grazie è la più antica (1475), in stile gotico-catalano: presenta un arco ogivale sorretto da pilastri e volta a crociera dotata di gemma pendula. Nel rifacimento del XVII secolo fu ampliata con due vani, uno con volta a vela, l’altro a botte. Dal 1657 la cappella appartiene al gremio dei massai e ne ospita il candeliere ottocentesco, portato in processione ogni 14 agosto, insieme ai simboli delle altre corporazioni, nella Discesa dei Candelieri. A metà del Cinquecento furono edificate altre due cappelle, una con copertura a botte, l’altra a crociera. Una quarta cappella si apre nel presbiterio: ospita un altare ligneo seicentesco con un’antichissima statua della Vergine. Mentre nel presbiterio si erge il fastoso altare maggiore in legno dorato (XVIII secolo), che ospita il simulacro della Madonna delle Grazie col Bambino in ceramica policroma, il più importante oggetto di culto del santuario, che è un forziere di tesori d’arte di varie epoche. Ammirerai un ottocentesco organo a canne, due tele seicentesche, una attribuita al fiorentino Baccio Gorini, un crocifisso ligneo del XVI secolo, la statua di san Pietro, un altare ligneo dorato del secondo Settecento dedicato a san Salvatore da Horta e la statua della Madonna del Fico, opera catalana quattrocentesca.