Dal cuore di Ulassai il 'sentiero Maria Lai' sale verso la montagna sino al canyon sa Tappara, le sue pareti sono una incredibile palestra naturale con più di cento vie di free climbing, alcune facili per chi è alle prime armi, altre amate dai climber esperti. L'uscita del canyon si apre sulla valle del Padru, dai suoi opposti fianchi si guardano due paesi fantasmi, Gairo vecchio e Osini vecchio, travolti dal comune destino dell'abbandono delle case rese fragili da frane e smottamenti, dopo giorni di pioggia incessante. Poi il lento esodo verso lidi più sicuri, ma la nostalgia spingerà gli abitanti a ritornare tra le vecchie case per prendersi cura degli orti e giardini, da allora è trascorso più di mezzo secolo e ancora rifioriscono gli iris e le calle, le rose rampicanti coprono i muretti a secco, gli alberi continuano a dare frutti a memoria della vita che fu e che forse tornerà. Nella 'vecchia' Osini alcune case sono state rimesse in piedi e la campana della chiesa ristrutturata risuona ogni tanto nella valle.
Da un giorno all'altro chiusero le miniere e il silenzio cala nei villaggi minerari sorti come funghi tra le montagne e foreste della Sardegna, spesso a due passi da mari meravigliosi. Una poetica atmosfera ora li avvolge, sono le voci dei minatori che hanno abitato le umili casette e lottato a costo della vita per dare dignità e un po' di sicurezza al buio lavoro. Si arriva comodamente in auto, ma è un'emozione diversa e crescente se le foresterie e le opulente ville liberty dei dirigenti, gli impianti di estrazione e lavaggio dei minerali disseminati nel paesaggio attorno alle gallerie ti venissero incontro poco alla volta, lungo i sentieri percorribili a piedi, a cavallo o in bici. A volte sono piccoli villaggi, come il Monte Narba vicino a Costa Rei e il Malacalzetta a Iglesias. Altri sono di particolare architettura, come l'Argentiera che si stende dalla montagna sino alla spiaggia argentata e ben si presta oggi ad accogliere installazioni di artisti contemporanei. Altri ancora, come il villaggio di Ingurtosu nelle montagne di Arbus e il villaggio Rosas a Narcao, ospitavano migliaia di minatori con le famiglie, hanno scuola e chiesa, infermeria e ospedale, ai tempi spesso affollati.
Piccoli per sempre, due anatemi li condanneranno a rimanere tali, Rebeccu per la profezia di una principessa ripudiata: "Non avrai mai più di trenta case", Lollove per la maledizione delle suore del vecchio convento scomunicate per la loro amicizia con i pastori della zona: "Sarai come l'acqua del mare, non mostrerai di crescere mai" . E rimasero piccoli e fermi nel tempo, destinandoli così all'isolamento e poi all'abbandono. A zonzo tra le casette in pietra sorte attorno alla chiesetta si sente ancora il fascino misterioso delle loro vecchie storie, Lollove ha persino mantenuto l'aurea di un luogo dedicato all'amore, come curiosamente ricorda il suo nome. La magia di questi villaggi non finisce tra i loro vicoli, continua nelle vicine campagne che custodiscono straordinarie pietre miliari della cultura nuragica. Nella campagne di Orune, a poca distanza da Lollove, si scopre per caso una preziosa area sacra risalente a tremila anni fa, il pozzo de su Tempiesu; a pochi chilometri da Rebeccu, nelle campagne di Bonorva, una testimonianza di almeno cinquemila anni fa, è tra le più antiche della civiltà preistorica del Mediterraneo, la bellissima necropoli di sant'Andrea Priu.
Non serve davvero altro per fare una visita da queste parti.