Alcune sono visibili in città e nei dintorni, altre giacciono sott’acqua o attendono di essere scoperte: molte tracce testimoniano il ruolo determinante di Olbia in età imperiale, come centro commerciale e come base navale militare. Divenuta romana con la conquista della Sardegna nel 238 a. C., Olbia – chiamata talvolta anche Olvia o Olbi -, fu dotata di tre vie di collegamento con il resto dell’Isola e contava circa 5000 abitanti. Il foro si trovava nell’area dell’attuale municipio, vicinissimo al porto: potrai osservare un tratto della pavimentazione originale all’incrocio tra via Dante e corso Umberto I. Secondo alcuni, fu voluto da Atte, schiava e amante di Nerone, divenuta liberta e successivamente esiliata nella città gallurese – dove ottenne vasti latifondi - in seguito al matrimonio dell’imperatore con Poppea. Non mancavano le terme pubbliche, ma spicca soprattutto l’acquedotto, considerato il più integro di tutta la Sardegna.
Alcuni studiosi ne propongono la datazione al II-III secolo d.C., ma recenti teorie lo retrodatano al I-II d.C. Si pensa inoltre che tra III e IV secolo fu restaurato o forse ricostruito a un livello superiore. L’opera trasportava l’acqua dalle sorgenti granitiche di Cabu Abbas fino alle terme, compiendo un percorso di tre chilometri e mezzo. Ne osserverai un tratto di circa cento metri in località sa Rughittula, dove vedrai anche un’ampia cisterna rettangolare. Altri resti sono visibili in via Canova e in via Nanni, dove correva il tratto finale.
Le necropoli inizialmente si sovrapposero a quelle puniche – Abba Noa, Funtana Noa e Juanne Canu -, espandendosi in direzione sud e ovest nel corso del II secolo. Nell’area di via D’Annunzio furono rinvenuti resti dell’antico porto romano, compresi i relitti di 24 imbarcazioni. Due di esse risalgono al I d.C., 16 sono state datate al V secolo, mentre altre due sono di età giudicale. È probabile che la flotta del V secolo sia stata distrutta durante un assedio vandalico. Altra suggestiva testimonianza romana è la villa-fattoria di s’Imbalconadu, a due chilometri dalla città: databile tra II e I secolo a. C., era una vera e propria azienda agricola autosufficiente, che sfruttava il fiume attiguo per l’irrigazione e per collegarsi al porto. Osserverai una ventina di ambienti disposti attorno a una corte centrale, in alcuni di essi sono stati individuati i calcatoria, ovvero vasche per la vinificazione.
Tappa fondamentale per conoscere la storia romana di Olbia è il museo archeologico, situato sull’isolotto Peddone, accanto al porto. Nelle sale del piano terra vedrai parti autentiche di navi romane e la ricostruzione di due relitti affondati dai vandali, mentre al primo piano, oltre alle eredità preistoriche e nuragiche del territorio, approfondirai lo sviluppo della città in età imperiale.