Secondo leggenda nelle sue acque sprofondò un’antica città, la storia racconta che i tedeschi ci riversarono dentro un arsenale inesploso, l’attualità parla di una meta di ammalianti passeggiate a piedi, in mountain bike e a cavallo. Il Baratz è l’unico lago naturale dell’Isola, contornato da lussureggiante vegetazione e delimitato verso il mare da imponenti (alte fino a trenta metri) dune di sabbia, che lo separano dalla bellissima spiaggia Porto Ferro. Il suo specchio d’acqua occupa 1125 ettari del vastissimo territorio di Sassari, distante trenta chilometri; la città più vicina è Alghero, che ne dista venti. Lo raggiungerai dalla statale 291, girando a sinistra in prossimità del bivio per Capo Caccia, otto chilometri oltre la frazione algherese di Santa Maria La Palma.
Il suo perimetro irregolare, lungo dodici chilometri, è vagamente simile a un rettangolo, con tre insenature: quella nord-orientale forma quasi un ramo a sé. Il bacino si è formato a seguito dello sbarramento di valli fluviali, un tempo sommerse dal mare (rias), da parte di un imponente cordone di sabbia trasportata da mareggiate e vento. Elevandosi a trenta metri sopra il mare, raccoglie acque oligosalmastre, ‘quasi’ dolci, da piccoli corsi d’acqua: il principale immissario è il rio dei giunchi. Non ha emissari, eppure la profondità rimane stabile (o diminuisce) a causa della permeabilità delle dune: attualmente è di sei metri e mezzo. Le sue acque hanno irrigato i campi attorno, coltivati e usati per il pascolo già dal XIX secolo, in connessione con lo sviluppo delle vicine miniere dell’Argentiera.
Il territorio comprendente Baratz, Porto Ferro e il sistema dunale è un unicum in Sardegna, riconosciuto come sito di interesse comunitario. Fa parte del parco geominerario della Sardegna, è contiguo al parco regionale di Porto Conte e vicino al parco nazionale dell’Asinara. Gli addetti del Ceas (centro educazione ambientale e sostenibilità) accompagnano nell’esplorazione dei suoi ecosistemi, ricchi di biodiversità. Il lago è bordato da canne, tifeti e tamerici di varia altezza. Intorno verdeggia una folta pineta risalente a metà XX secolo, che a tratti lascia spazio a essenze mediterranee: corbezzoli, ginepri, lentischi, erica, lavanda, mirto e rosmarino. I loro profumi sono intensissimi. In primavera ammirerai venti tipi di orchidee spontanee. Specchio d’acqua e dintorni sono popolati da airone rosso, calandro, falco di palude, folaga, germano reale e martin pescatore. Li osserverai da punti d’avvistamento: è il paradiso del birdwatching. Tra i rettili spicca la tartaruga palustre. All’alba e al tramonto diventa abbeveratoio per mammiferi. Il bosco è attraversato da sentieri, agevoli e segnalati: uno costiero da torre Bantine Sale, che domina la distesa giallo-rossiccia di Porto Ferro, si snoda attraverso varie calette sino alla foresta Le Prigionette, confine nord di Porto Conte; uno dalla spiaggia conduce al lago e un terzo, ad anello, ci gira attorno.
Fascino e mistero avvolgono il Baratz, protagonista di insolite leggende. La più celebre narra che la vallata che accoglie le sue acque sia stata originata dallo sprofondamento dell’antica città di Barax, oggi sepolta da acqua e limo. I suoi abitanti avrebbero vissuto tra agio e avidità, commettendo ogni genere di peccato. Dio li punì per la condotta. Nelle notti di luna piena pare di sentire dall’acqua i rintocchi delle campane e le grida disperate degli abitanti. Alla leggenda è legato un altro racconto popolare, che ricorda il mito di Orfeo ed Euridice. Dio decise di salvare una fanciulla, che lo aveva servito con fede e obbedienza. Sotto mentite spoglie, le intimò di fuggire al più presto dalla città, ma senza voltarsi. Appena udì il boato della città risucchiata nelle viscere della terra, non seppe resistere e si girò: fu pietrificata e travolta dalle acque. Anche la storia del lago è intrigante. Base tedesca durante il secondo conflitto mondiale, all’ordine di ritirata, divenne un improvvisato ‘deposito’ di munizioni e mine. Non c’era tempo di trasportare tutto l’apparato bellico, perciò fu gettato nel lago. A fine XX secolo, il livello delle acque scese, riportando in superficie alcune bombe. Seguì un’opera di bonifica e recupero di un arsenale di insospettabili proporzioni, in gran parte inesploso.