Un salto indietro in un passato di lavoro e fatica, in parte dimenticato, ora recuperato. Il sito minerario di Serbariu, frazione di Carbonia, esteso giacimento attivo da 1937 a 1964, caratterizzò economia e società del Sulcis e rappresentò una vitale risorsa energetica per l’Italia. Il bacino carbonifero aveva un’estensione di 33 ettari, nove pozzi di estrazione, cento chilometri di gallerie (sino a 179 metri di profondità). Per cavare il carbone furono reclutati lavoratori da tutta Italia: 16 mila minatori risiedevano a Carbonia, sorta nel 1938 per accoglierli. Oggi, dopo lavori di recupero, è divenuto il museo del Carbone, riaperto al pubblico nel 2006. Il complesso ristrutturato, perfetta rappresentazione del mondo minerario, ti condurrà dentro la vita di quegli anni. Nella lampisteria conoscerai la storia di miniera e città, attraverso la preziosa collezione di lampade da miniera, attrezzi da lavoro, oggetti di uso quotidiano, fotografie, documenti, filmati d’epoca e videointerviste.
Suggestivo il passaggio nella galleria sotterranea, che mostra l’evoluzione delle tecniche di coltivazione del carbone dal 1930 al 1971, anno di cessazione dell’attività, in ambienti fedelmente riallestiti con attrezzi e macchinari d’epoca. A conclusione del percorso, ti attende la sala argani che conserva intatte le grandi ruote dell’argano con cui si manovravano discesa e risalita delle gabbie nei pozzi per trasportare minatori e berline vuote o cariche di carbone.
Negli anni Cinquanta, il ridimensionamento del settore portò al progressivo smantellamento degli impianti, sino alla chiusura: i macchinari si deteriorarono. Dopo l’acquisizione del sito da parte del Comune di Carbonia, a inizio XXI secolo si è lavorato al recupero delle strutture principali. Per gestirlo è stato costituito, da amministrazione di Carbonia e Parco Geominerario, il Centro italiano della cultura del carbone (CICC). Il recupero museale è pienamente riuscito come dimostrano anche vari riconoscimenti, tra cui l’egida dell’UNESCO, e inserimenti in circuiti europei di valorizzazione.
Dall’archeologia industriale a quella fenicio-punica: terminata la visita al museo, non perderti monte Sirai, vicino a Carbonia, dove troverai testimonianze integre, come da nessun’altra parte, di una colonia prima fenicia poi cartaginese: case, piazze, tempio, tofet (parzialmente ricostruito nel museo Villa Sulcis) e necropoli.