“Tu hai gli occhi azzurri, i piedi e le mani che sembrano culle: sì, in verità santa, le culle di sughero, appese con corde di pelo alle travi delle case di Onanì, sono più piccole delle tue mani”. Il piccolo borgo ricordato nel passo di Grazia Deledda, si erge a 500 metri d’altitudine, a metà strada tra Bitti e Lula, in mezzo a colline ricoperte di boschi di roverelle e macchia mediterranea, accanto alla catena del monte Albo. Domina un paesaggio suggestivo: vicino si stendono i salti di Mamone, dove nidifica l’aquila reale, e i pascoli della valle del riu Mannu.
Le tipiche case del paesino, rientrante tra i borghi autentici d’Italia e popolato da meno di 400 abitanti, sono impreziosite da murales del pittore Pietro Asproni e di allievi dell’Accademia di Brera, che evocano scene di vita agropastorale ed eventi di un paese ricco di storia e tradizioni popolari. Sarai sicuramente attratto da manufatti artigianali in legno e ferro e da succulenti piatti e pani, tra cui il carasau, fedele compagno del pecorino proveniente da allevamenti locali, principale attività del paese. Li gusterai in occasione della tappa di Onanì di Autunno in Barbagia.
In origine il centro abitato era spostato più a ovest, nella periferia dove sorge la chiesa di san Pietro apostolo, ‘gioiello’ architettonico romanico, interamente realizzato in granito e in scisto, in una piccola altura, tra fine XI e XII secolo. Trae ulteriore fascino dal contesto naturale in cui è inserito. Del XVI secolo è la chiesa della Madonna di Loreto, realizzata in forme gotiche. Un tempo era parrocchiale, ruolo oggi rivestito dall’ottocentesca chiesa del Sacro Cuore. La tradizione religiosa è molto radicata. Fu sede di culto già nell’alto Medioevo: si sviluppò la devozione per vari santi bizantini, cui furono dedicate chiesette campestri, quelle di sant’Elena e dei santi Cosma e Damiano. Tra i santuari di campagna ben conservati sono anche San Bachisio e San Francesco, festeggiati rispettivamente, a metà maggio e a metà ottobre.
Quasi attaccata a San Pietro è la maggiore testimonianza preistorica di Onanì: il nuraghe di Santu Pedru, il più celebre di una decina di nuraghi (Caltrovos, Giacu Enu, Lingheri, Lieri, Maindreu, Mastru Ossanu, Salamitti, Sarrata, s’Ena e Siri), associati alle tombe di Giganti di san Bachisio e Tanca Pettorale e il pozzo sacro Muros d’Avria. Il territorio fu frequentato anche prima dell’età nuragica, fin dal Neolitico, come dimostrano le domus de Janas di Sorastru e Nuragheddu.