Sorge ai piedi del monte Orohole, nel cuore della Barbagia di Ollolai, circondato dal massiccio del Gennargentu. Ovodda è un centro di mille e 600 abitanti, basato su attività agropastorali e artigianali, in particolare la lavorazione del sughero e del granito di ottima qualità, proveniente dalle località sa ‘Orrada e su Ghirone. Il suo territorio è attraversato dai fiumi Tino e Taloro, che confluiscono nel lago artificiale del Cucchinadorza (1960), immerso nel verde e divenuto attrazione paesaggistica, da percorrere in itinerari di trekking, mountain bike e a cavallo. A monte dell’invaso c’è la più grande centrale idroelettrica sarda, costruita in galleria sotterranea negli anni Settanta, collegata col sovrastante lago di Gusana.
Ovodda è conosciuta per coloratissimi murales che arricchiscono le piazze e per la produzione di pani (pane ‘e fresa, sas ispòlas) e dolci: puzzoneddos, lorighittas, pistiddos e fruttinas alle mandorle. Li potrai degustare a dicembre, in occasione della tappa di Autunno in Barbagia, quando si aprono le cortes tradizionali, e delle feste religiose: San Pietro a fine giugno, e Madonna dell’Assunta a Ferragosto. Il patrono san Giorgio si celebra il 23 aprile, cui è intitolata la settecentesca parrocchiale di san Giorgio, caratterizzata dal campanile in granito. Al suo interno c’è la statua lignea di san Pietro, cui è dedicato anche un santuario dove un tempo si trovava il villaggio di Olèri, poi abbandonato. Caratteristica è la chiesetta del villaggio Taloro, in cima a una collinetta sopra il Cucchinadorza: l’aria è da paesaggio alpino. L’evento ovoddese per eccellenza è il mehuris de lessia, il carnevale festeggiato nel mercoledì delle ceneri, in quaresima, momento di forte identificazione della comunità con le sue tradizioni secolari, simbolo di libertà e anarchia, creatività e spontaneità, memoria e trasgressione. Il corteo di intintos, con la faccia imbrattata di fuliggine, e intinghidores, coloro che imbrattano, accompagna in giudizio Don Conte, emblema nobiliare dei soprusi.
Il passaggio ininterrotto dei popoli nel territorio ha lasciato dietro di sé storie da raccontare, come la via della transumanza, su cui si spostavano le greggi, e la strada romana ab Ulbia Caralis: a Ovodda sorse il villaggio Domus Novas di cui vedrai i resti. Nella stessa località e in quella di Predas Fittas sono presenti anche menhir, testimonianze del Neolitico recente, a cui risalgono anche le domus de Janas di s’Abba vo’ada e Ghiliddoe. Dell’età del Bronzo sono le tombe dei giganti di su Nodu ‘e Lopene e una decina di nuraghi, tra cui Nieddio, Osseli e Campos.