È una cittadina di quasi novemila abitanti nel cuore del Medio Campidano, a circa 50 chilometri da Cagliari, sorta ai piedi del castello di Monreale. San Gavino si caratterizza per una struttura tipica dei centri agricoli, fatta di case grandi con ampi ingressi arcati e cortili spaziosi. Osserverai le tipiche architetture campidanesi tra aree verdi e gustando i sapori tradizionali (minestre, carni, pane di semola e squisiti dolci). Per approfondire la conoscenza, nel centro storico, ecco il museo sa Moba sarda che racconta con immagini e strumenti la cultura agricola caratteristica del centro sino agli anni Venti del XX secolo, quando iniziò l’industrializzazione. La fonderia di San Gavino ne è stata l’emblema e importante realtà economica. Ormai in disuso, è meta di appassionati di archeologia industriale.
Sin dal XV secolo il centro si è contraddistinto per la coltivazione di zafferano. La produzione di ‘oro rosso’ copre oggi gran parte di quella nazionale ed è esportato oltre confini. La lavorazione si tramanda nei secoli attraverso le generazioni e riecheggia ogni anno, per dieci giorni a novembre, con la Fiera internazionale dello zafferano. Vi potrai degustare le pietanze preparate con la preziosa spezia. Altro appuntamento da non perdere è il carnevale sangavinese, che ogni anno registra 50 mila presenze. Le sfilate allegoriche di domenica e martedì grasso sono tra le più belle dell’Isola. Tra le feste religiose si segnalano quelle di santa Chiara d’Assisi, a inizio agosto, di Santa Teresa, a settembre, di Santa Lucia, a dicembre. La più attesa e animata è la sagra patronale di san Gavino, cui è dedicata la chiesa al centro di Nurazzeddu, uno dei tre villaggi medioevali dalla cui fusione è sorto l’odierno centro. Anche il nome del paese deriva dal santo, cui fu aggiunto ‘Monreale’ sotto il dominio spagnolo, per la vicinanza col castello.
La chiesa di san Gavino martire, un tempo parrocchiale, fu realizzata nel 1347 per volontà di Mariano IV d'Arborea. Oltre ai resti dell’originaria struttura gotica, di grande interesse sono i quattro peducci dell’abside, dove lo storico Casula scoprì i ritratti coevi dello stesso Mariano, di suo figlio (ed erede) Ugone III, di sua figlia Eleonora e del marito Brancaleone Doria. La struttura esterna è sobria, l’interno è a navata unica. A metà Novecento è stato rinnovato il pavimento che, secondo leggenda, nasconderebbe i sepolcri degli ultimi sovrani arborensi.
Il territorio sangavinese frequentato sin dalla preistoria, ha restituito varie testimonianze romane, tra cui una necropoli e il peristillio di una villa.