Solennità e fascino sono date da più fattori: il colore scuro dovuto all’uso della trachite delle cave di Serrenti, dal fatto di ergersi sopra i resti di un’area funeraria e di un santuario bizantino e dall’essere teatro di una sentitissima festa. La chiesa di San Gemiliano (o Geminiano) - in sardo Santu Millanu - sorge ai margini del centro storico di Samassi, in una zona denominata Su Cunventu. In realtà, finora non risultano tracce riconducibili a monasteri annessi alla chiesa, anche se una fonte del 1118 menziona il titolo Sancti Mamiliani de Simassi appartenente ai benedettini; mentre, secondo alcuni, un convento agostiniano, poi demolito, esisteva intorno al XVII secolo. Gli scavi, invece, hanno messo in luce che la chiesa fu impiantata dove in età altomedioevale si estendeva un cimitero di tombe a camera, vandaliche e bizantine. Nello stesso luogo doveva trovarsi anche il tempio bizantino: ne sono prova frammenti di pilastrini marmorei reimpiegati nelle murature della chiesa.
Non avendo a disposizione notizie certe, si ipotizza il XIII secolo come data di costruzione. L’edificio è in stile romanico, caratterizzato da linee sobrie e semplici, tipiche delle chiese medievali sarde. La pianta è longitudinale, con abside orientata a est, mononavata e con copertura in legno a capriate. In facciata osserverai un basamento a scarpa, dal quale partono le paraste angolari e le lesene, il cui compito è quello di dividere prospetto e lati in tre specchi. In alto corre una teoria di archetti pensili, ripresa nella testata dell’abside. Incuriosisce il fatto che, nel lato nord, alcuni archetti sono a sesto acuto e che uno dei peducci dell’abside è un ‘intruso’, in pietra bianca – marmo o calcare - anziché in trachite. La parte alta della facciata mostra segni di rifacimento: sotto il campanile a vela, realizzato in una seconda fase, si notano tracce di un’apertura tamponata. I due frammenti di marmo reimpiegati compaiono nello stipite sinistro del portale principale e dell’ingresso a nord. Entrambi sono decorati con rosette bacellate, quello in facciata presenta anche una croce nascente da un grappolo d’uva. All’interno c’è il monumento funerario del marchese Don Emanuele di Castelvì, realizzato nel 1586, con un’epigrafe in marmo scritta in catalano, un prezioso reliquario d’argento, due acquasantiere marmoree e i capitelli – probabilmente di restauro – sui quali si imposta l’arco absidale.
La visita alla chiesa è consigliata soprattutto durante i festeggiamenti in onore del santo titolare, patrono del paese. Samassi lo celebra tre volte durante l’anno: due feste minori - Santu Millaneddu de su Beranu, due settimane dopo Pasqua, e Santu Millaneddu de s’ann’e s’unda a metà novembre -, e Sa Festa Manna, con quattro giorni di festeggiamenti culminanti il 16 settembre con la processione accompagnata da gruppi folk.