La sua facciata bicroma rivela una lunga storia fatta di varie fasi costruttive, di alternanze di ‘maestri’ e di riferimenti ad altri santuari romanici sardi. La chiesa di San Paolo si erge tra gli agrumeti del borgo di Milis, i quali vantano una tradizione antichissima: forse già dal XII secolo furono impiantati dai monaci camaldolesi. Allo stesso ordine probabilmente si deve anche la costruzione dell’edificio, il cui primo impianto viene fatto risalire attorno al 1140. Il titolo di Sanctu Paulu de Miili è documentato in una preziosa fonte, il condaghe di Santa Maria di Bonarcado, datato XII-XIII secolo. Tra le sue particolarità, spicca l’uso di ben quattro diversi tipi di pietra: calcare, trachite, basalto e tufo. La struttura, con le lunghe paraste angolari e uno zoccolo a scarpa che corre per tutto il perimetro, rimanda alla prima fase costruttiva del XII secolo, a opera verosimilmente delle stesse maestranze attive nel cantiere della basilica di Santa Giusta. La parte superiore della facciata, a filari alternati di calcare dorato e di basalto scuro, viene invece attribuita a maestranze operanti nell’area dell’attuale Arborea durante il primo quarto del XIII secolo. Forse gli stessi ‘impresari’ edificarono la coeva chiesa di San Palmerio a Ghilarza, anch’essa a filari alternati di conci chiari – in questo caso di trachite – e di basalto scuro.
La chiesa di San Paolo è slanciata verso l’alto grazie ai pilastri angolari e alle lesene che spartiscono tre arcate cieche. In quella mediana si apre il portale, architravato con arco di scarico a tutto sesto. La stessa arcata centrale ospita un oculo modanato, mentre nelle due laterali noterai due rombi gradinati, elemento presente anche nel timpano della basilica di Santa Giusta. La pianta è longitudinale, a croce commissa, con un corpo di fabbrica aggiunto al braccio nord del transetto e disposto parallelamente all’aula principale. La copertura è realizzata a capriate lignee nella navata principale e con volte a crociera nei bracci del transetto e nel corpo aggiunto.
All’interno osserverai un pregiato altare barocco in legno policromato, con tre nicchie ospitanti le statue dei santi Giovanni, Pietro e Paolo. Quest’ultima è protagonista di una leggenda: si ha notizia di un miracolo che sarebbe avvenuto nel 1675, alla vigilia della festa di San Paolo. Il simulacro, stando alle cronache del tempo, avrebbe trasudato sangue. Per asciugarla furono usati dei copricalici, oggi conservati nella parrocchiale di San Sebastiano. Infine, tre dipinti cinquecenteschi, attribuiti a pittori catalani, rappresentano San Paolo, la Crocifissione e una Madonna con Bambino.
La chiesa è ospitata dentro il cimitero di Milis, dove risiedono tombe di soldati italiani e tedeschi: nel 1943 essi caddero vittima di un bombardamento inglese, il cui scopo era colpire il campo di volo militare, considerato fino ad allora ‘invisibile’ in quanto nascosto dagli aranceti. A pochi passi dal cimitero si estendono i giardini Pernis-Vacca e La Vega, mentre a poche centinaia di metri ammirerai il palazzo Boyl, dimora storica, oggi sede del museo del costume e del gioiello sardo