Il nome significa ‘rovine’, forse quelle del villaggio romano di Ghentiana, dove i bizantini costruirono la chiesa di san Teodoro. Ruinas è un centro agropastorale di meno di 700 abitanti dell’alta Marmilla, in particolare dell’area storica della Brabaxianna (porta della Barbagia), al confine col Mandrolisai. Sorge su un pianoro a 350 metri d’altezza, separato da Samugheo dal fiume Araxisi, maggior affluente del Tirso, che scorre in una rigogliosa valle, tra tamerici e pareti rocciose, formando vari laghetti. A ovest del paese si staglia l’imponente monte Grighine, alto quasi 700 metri, massiccio forse un tempo dedicato al culto della dea Diana, simbolo di verginità. Qui sgorgano numerose sorgenti, tra cui Santu Teru, Botta ‘e Corongiu e Abbadda, che rendono il territorio particolarmente rigoglioso.
Il borgo è caratterizzato da strade disordinate, su cui si affacciano case in pietra rossa con artistici portali. Architravi e stipiti degli infissi ricordano l’epoca aragonese. Dall’allevamento derivano ottimi formaggi e carni. Ancora molto diffusa è la tradizione di fare il pane in casa, di tutti i giorni e delle feste: crivaxiu, coccoi, fogazza, ladighedda de scetti. Altre antiche usanze sono la tessitura, la lavorazione del sughero e l’arte dell’intreccio. Notevole anche l’estrazione della trachite, di cui il territorio è ricco, usata per realizzare opere d’arte. In pietra è anche la muraglia della parrocchiale di san Giorgio martire, che si erge a metà del monte san Michele e domina l’abitato. Nel XIII secolo era solo una cappella, oggi detta ‘del Carmelo’, che conserva motivi romanici. Tra XVII e XVIII secolo l’edificio fu notevolmente ampliato, nella seconda metà del XIX completato. Restauri successivi non modificarono la struttura. Il patrono è celebrato tra metà e fine agosto con una processione di abiti tradizionali, cavalieri, e carri addobbati, accompagnata da melodia delle launeddas e da is coggius (canti liturgici). Alle celebrazioni religiose sono associati il meeting musicale per gruppi emergenti e la rassegna del folklore. A quattro chilometri dal paese sorge la chiesetta di santu Teru (san Teodoro), di origine bizantina, costruita nel XV secolo e restaurata più volte. Il compatrono è celebrato a metà maggio con una processione dalla parrocchiale alla chiesetta in cima a un altopiano, da cui ammirerai panorami sterminati. Si racconta che San Teodoro, San Lussorio di Fordongianus e Santa Susanna di Busachi fossero chiese ‘sorelle’ e che dalle loro alture si osservassero a vicenda. Vicino al santuario ammirerai le rovine della stazione romana di Ghentiana (o Gennana). Della stessa epoca sono una necropoli, un sarcofago, cippi funerari, resti di strade e reperti ceramici. Il territorio fu frequentato dal Neolitico, come mostrano varie domus de Janas, alcune dipinte con l’ocra e decorate con protomi taurine. All’Eneolitico risale una statua-menhir e all’età del Bronzo vari nuraghi, tra cui il Nurampei.