Una necropoli con ricchi corredi funerari, le tracce del villaggio da cui dipendeva e un moderno museo custode dei reperti dei due siti raccontano quanto fosse prospera la comunità punica insediatasi tra le silenziose colline della Trexenta e di come incise profondamente in un territorio abitato sin dalla preistoria e che, dopo il dominio punico, divenne ‘granaio di Roma’. L’insediamento nacque a fine VI secolo a.C. sull’altura di Santu Teru (Teodoro), a due chilometri dall’attuale abitato di Senorbì, vicino alla confluenza di due torrenti, in una zona fertile e strategica, un luogo abitato sin dal Neolitico recente come dimostrano frammenti di ceramica decorata e oggetti in ossidiana del IV millennio a.C.
Il sito, avamposto della penetrazione cartaginese, seguita alla conquista dell’Isola, si sviluppò tra V e III a.C. come fiorente centro agricolo. Oggi vedrai i ruderi dell’acropoli circondata da una cortina muraria e, all’esterno, resti di abitazioni e altri ambienti, forse officine fusorie. Gli abitanti di Santu Teru erano sepolti in necropoli vicine, una a poche decine di metri dall’abitato, sulle pendici del Monte Luna, dove sono state individuate oltre 120 tombe, in gran parte realizzate ‘a pozzo’ con camere sepolcrali sui lati contenenti uno o due defunti.