Il nome di origine romana deriva dalla posizione lungo la strada da Caralis a Turris Libisonis (Porto Torres): era la sesta colonna miliare, ritrovata in città con l’iscrizione ad sextum lapidem. Sestu è un grande centro di oltre ventimila abitanti, distante dieci chilometri da Cagliari che occupa la parte più meridionale della fertile pianura del Campidano. Si basa prevalentemente sulla produzione agricola (ortaggi, cereali e viti) ed è in costante espansione urbana e demografica. Nelle antiche botteghe artigiane si tramanda l’abilità di realizzare manufatti in legno, ferro battuto, rame e cestini intrecciati. Per scoprire la vita di un tempo visita casa Ofelia, tipica campidanese.
La pietra miliare romana è conservata, insieme a oggetti d’arte sacra e un antico organo, all’interno della parrocchiale di san Giorgio, uno degli edifici tardo-gotici più interessanti della Sardegna meridionale: terminata nel 1567 presenta una facciata a terminale orizzontale con merlatura. L’interno è a navata unica fiancheggiata da cappelle in stile gotico con volta a sesto acuto. Elementi pregevoli sono il rilievo con san Giorgio a cavallo e il Cristo in croce. Il santo si festeggia il 23 aprile. Nel centro storico sorge la chiesa di san Salvatore, realizzata tra XII e XIII secolo, in calcare e arenaria, con copertura a capanna con un campanile semplice. All’interno del parco omonimo a cinque chilometri dal centro abitato, si trova l’antica chiesa di san Gemiliano, composta da due navate affiancate, con ingressi separati e distinte absidi, separate da archi su pilastri e coperte da volte a botte. Il santo celebrato in due occasioni, a fine maggio con la sagra, a inizio settembre con la festa. A maggio c’è la tradizionale festa agricola di sant’Isidoro. Mentre a metà giugno c’è il festival della canzone sarda, rassegna musicale in limba.
I primi insediamenti umani nel territorio di Sestu risalgono al III millennio a.C. Di epoca successiva villaggi nuragici e necropoli punico-romane. In varie zone della città sono state rinvenute monete risalenti a età imperiale, esposte permanentemente dall’associazione Sextum, insieme ad altri oggetti che ricostruiscono quattromila anni di storia sestese, dalla Preistoria al Medioevo.
La maggiore attrazione naturalistica è su Staini saliu, piccolo bacino di acque leggermente salmastre profondo quasi 2 metri. Il fondo è un substrato di origine inorganica impermeabile per cui con l’evaporazione, si formano strati di sale. In primavera e autunno, è abitato da anatre, avocette, cavalieri d’Italia, fenicotteri rosa, garzette e trampolieri.