È una delle maggiori costruzioni megalitiche dell’Isola, ne esiste anche una ‘copia’ in scala ridotta, si trova poco lontano altri ruderi nuragici - ancora da indagare - e ha restituito un manufatto che potrebbe essere la più antica importazione micenea rinvenuta in un sito archeologico sardo. La tomba di Giganti di San Cosimo sorge in una vallata del territorio di Gonnosfanadiga che si apre come un anfiteatro naturale ai piedi del monte Terra Maistus, in un paesaggio dominato dal profilo del monte Linas. L’area ospita un vero e proprio parco archeologico, in cui trovano posto anche un’altra sepoltura dello stesso tipo, più piccola, e due nuraghi.
Nota anche come sa grutta de santu Giuanni, la sepoltura fu considerata dal ‘padre’ dell’archeologia sarda Giovanni Lilliu – nell’opera ‘La civiltà dei sardi’ - la più grande tomba di Giganti fino ad allora conosciuta: è lunga trenta metri e la sua esedra è larga 26. È stata costruita in granito, reperito nei dintorni. In base ai reperti rinvenuti all’interno e attorno, la datazione del monumento è stata collocata tra XV e XIV secolo a. C., durante il Bronzo medio. Il prospetto è tipico delle tombe di Giganti del centro-sud della Sardegna, ovvero a filari e ingresso architravato privo di stele. Lungo il perimetro esterno noterai delle pietre addossate alla base, che formano un gradino: tale soluzione servì per due scopi, rendere più solida la struttura e impedire le infiltrazioni d’acqua piovana. Un piccolo corridoio introduce alla camera vera e propria, a pianta rettangolare e sezione tronco-ogivale. Il pavimento originale, sopravvissuto solo in pochi punti, consisteva in un rivestimento di pietre levigate di diversa grandezza e ciottoli, posato sopra un bancone naturale di roccia granitica. Tra i reperti venuti alla luce durante gli scavi – esposti al museo archeologico Villa Abbas di Sardara – ammirerai tazze carenate, un bicchiere, alcuni recipienti e soprattutto perle in pasta vitrea verde, le quali sono state ritenute di produzione micenea, pertanto la collana di cui facevano parte potrebbe rappresentare il più antico gioiello ritrovato in Sardegna proveniente dalla Grecia. Tre recinti, tra loro concentrici, circondano la tomba. Il più ampio si sviluppa verso nord-ovest. Lungo la stessa direzione, a circa settanta metri, noterai la seconda sepoltura. Presenta la stessa tipologia costruttiva, ma è di dimensioni decisamente minori: la camera è lunga poco meno di tre metri, l’esedra è larga quattro metri.
A poca distanza dalla necropoli sorgono i nuraghi San Cosimo, detto anche su Bruncu ‘e s’Orcu, e San Cosimo II, probabilmente monotorri, entrambi ancora da scavare. Il sito del primo nuraghe corrisponde al territorio del villaggio medievale di Serru, che non sopravvisse a un assalto di pirati saraceni degli inizi del XVII secolo. L’unica traccia esistente del villaggio sono i ruderi della chiesetta dedicata anch’essa a San Cosimo, che dà nome a località, tomba e nuraghi.