Siamaggiore è un paese di quasi mille abitanti della parte settentrionale del Campidano, caratterizzato da un territorio pianeggiante e altamente produttivo, che coincide n gran parte con la bassa valle del Tirso, il maggior fiume dell’Isola. Le produzioni più cospicue sono grano e orzo, cui si aggiungono coltivazioni di legumi e ortaggi. Tra febbraio e marzo potrai partecipare e degustare pietanze tipiche alla sagra del carciofo, richiama ogni anno dal 1992 migliaia di persone. Dalla viticultura si ottiene una buona produzione di vernaccia. Emblema della valorizzazione agricola del territorio è la moderna azienda della borgata di Pardu Nou, area bonificata, un tempo, durante le esondazioni del Tirso, usata per difendersi dalle incursioni saracene nel XVI-XVII secolo.
Il toponimo deriverebbe da sa ia majore, via maior romana, forse da ricollegare alla strada da Tharros alle terme di Forum Traiani (Fordongianus). Il villaggio fu fondato probabilmente nel corso del XI secolo. Durante il giudicato d’Arborea Sia-majore era un centro prospero e molto popolato, faceva parte della curatoria del Campidano maggiore, amministrato da un majore eletto annualmente. Il giudice Mariano II vi possedeva estese proprietà di vigneti e orti, ne donò una parte considerevole al fedele ministro oristanese Mariano Mameli (1282).
Il grazioso e curato centro storico è articolato in architetture rurali tipiche campi danesi: case basse con cortili ampi e strade strette, in gran parte costruite in ladiri. Di particolare rilievo la parrocchiale di san Costantino, esempio di architettura tardo-barocca settecentesca. La festa per il patrono è il 23 Aprile. Da non perdere, a un chilometro dall’abitato, la chiesa campestre di origine romanica di san Ciriaco, celebrato a inizio agosto. Mentre a Pardu Nou sorge il santuario di santa Maria.