Si estende sulle pendici collinari dell’altopiano basaltico di Abbasanta, delimitato a nord dai contrafforti del Montiferru e a sud dalla pianure dell’alto Campidano, una zona ricca di sorgenti e molto fertile. Bauladu è un piccolo centro, popolato da circa 700 abitanti, distante 18 chilometri da Oristano, di nuovo autonomo dal 1946, dopo essere stato unito a Milis nel 1927. Si basa essenzialmente su una florida agricoltura, praticata nella parte pianeggiante del territorio, mentre la parte collinare è destinata al pascolo. Il toponimo significa ‘guado largo’, in riferimento al guado del fiume rio Cispiri, che ne attraversa il territorio e una volta unitosi al riu Mare Foghe, sbocca nello stagno di Cabras. In quest’area c’è un grande parco naturalistico, con rettili rari, il colubro di Esculapio e quello sardo.
La tradizione indica in Santa Barbara de Turre il più antico insediamento di Bauladu, abbandonato in seguito a un’epidemia. Gli abitanti scampati alla peste, passarono sotto la protezione dei camaldolesi, fondatori delle chiese di san Lorenzo e di san Gregorio. Il villaggio divenne un importante villa monastica sotto il giudicato d’Arborea. Il suo sviluppo è legato soprattutto alla grande abbazia di santa Maria di Bonarcado. Le due chiese medioevali sono tutt’oggi le principali del paese, oltre che le più antiche. La parrocchiale di san Gregorio Magno è nel centro storico: il primo impianto romanico risale al XIII secolo, così come la sua facciata in pietre a vista. Ristrutturata nel XVIII secolo, conserva all’interno di una cappella la scultura lignea della Madonna col Bambino, dorata e policroma, attribuita a un intagliatore di scuola napoletana del 1600. La chiesa di san Lorenzo, precedente alla parrocchiale, è immersa nel verde di un giardino. Tra le feste religiose spiccano le celebrazioni di santa Vittoria (metà maggio), con accensione di un grande falò, e di san Giovanni battista (fine giugno). Alla processione in onore del santo partecipano donne e uomini in abiti tradizionali (quello femminile di colore rosso) e cavalieri, che poi si sfidano in giostre e prove d’abilità. Il pranzo è a base di pecora bollita e vino locale. La festa si svolge in concomitanza con la sagra della pecora e del formaggio, a conferma della tradizione agropastorale.
La presenza umana nel territorio è documentata da età nuragica con le tombe di Giganti di Muraguada, edificate con blocchi basaltici e ingresso rettangolare, e il nuraghe Crabia, in ottimo stato di conservazione, con tholos (copertura a falsa cupola) intatta al pian terreno e una scala che d’accesso al piano superiore.