Sepulturas de zigantes o de paladinos, così gli abitanti di Luras chiamano i dolmen (dal bretone tol-men, tavola di pietra), monumenti funerari costruiti a partire dal Neolitico recente (3500-2700 a.C.), che da queste parti hanno una concentrazione come in nessun’altra parte dell’Isola. Ve ne sono quattro dei 78 totali di tutta la Sardegna, ritrovati nel centro abitato o nelle sue immediate adiacenze: l’allée couverte di Ladas e i dolmen a struttura semplice di Alzoledda, Ciuledda e Billella. Realizzati secondo un sistema trilitico - lastroni orizzontali sorretti da altri verticali - con funzione di sepolture collettive e, insieme, di luogo di culto, si confrontano con esemplari simili baschi, catalani, francesi, corsi e di Minorca.
Inserito in uno splendido scenario naturale, l’allèe couverte di Ladas è costituito da una galleria lunga sei metri e alta più di due, coperta da due grandi lastroni e dotata di abside. La pietra di copertura posteriore ha una superficie di 15 metri quadri; lavorata e levigata. Le pareti sono formate da lastre verticali regolari, affiancate da massi piatti disposti in obliquo. Accanto c’è il dolmen di Ciuledda, simile a quello di Ladas ma con pianta semicircolare e in scala ridotta: è alto meno di un metro. Nelle due sepolture sono stati rinvenuti frammenti ceramici attribuiti al III millennio a.C. Entrambe sorgono su basamenti granitici, da cui il tuo sguardo arriverà sino al massiccio del Limbara. La semplice struttura del dolmen di Alzoledda sorge dentro l’abitato: è rettangolare con camera trapezoidale lunga più di due metri e mezzo e alta più di uno e mezzo. Le pareti laterali sono costituite da lastre sormontate da pietre di rincalzo, mentre la parete di fondo è un unico ortostato piatto che sporge dalle pareti. Tra i vigneti di vermentino e nebiolo, spicca il dolmen di Billella, a pianta rettangolare, lungo due metri e mezzo e alto 80 centimetri. La parete di destra è un lastrone rettangolare, quella di sinistra due massi lavorati poggianti sulla roccia: uno è adattato artificialmente per l’inserimento del lastrone di copertura che è appiattito nella superficie inferiore.
I monumenti megalitici preistorici hanno conferito fama a Luras. Ad essi vanno aggiunti i ruderi di sei nuraghi di età successiva e altre attrazioni naturali e culturali, a partire dagli olivastri millenari. Accanto alla chiesa di san Bartolomeo di Karana, sulle sponde del lago Liscia, tra i tanti, ne sorgono due la cui età è stimata in tre-quattromila anni: sono inseriti tra i venti alberi secolari d’Italia. Al centro del paese ci sono la parrocchiale di Nostra Signora del Rosario, che custodisce pregiati dipinti, e il museo etnografico Galluras, espressione dell’antica cultura locale, che espone il macabro martello usato da s’accabadora per l’eutanasia ante litteram.