Un tempo difendeva il territorio circostante, ora custodisce la memoria dei suoi antichi frequentatori, raccontando a poco a poco, durante le campagne di scavo, le intricate vicende e regalando talvolta qualche gradita sorpresa. Il nuraghe Barru domina dall’alto di un rilievo calcareo sulla piana sottostante, divisa a metà tra i Comuni di Guasila e Guamaggiore. La visuale dal monumento spazia dai due paesi fino ai monti di Segariu e al centro abitato di Villamar. Fu costruito in più fasi, in blocchi di marna calcarea squadrati e disposti a filari regolari. Le campagne di scavi hanno portato alla luce una struttura complessa, formata da un mastio centrale, orientato in direzione nord, e due torri disposte attorno a un cortile e collegate tramite cortine murarie. La pianta del mastio è ellittica, tipica dei proto-nuraghe, per cui è probabile che la torre centrale rappresenti il nucleo originario e che in momenti successivi siano state edificate le torri laterali e la cinta muraria. L’area finora indagata si estende per tremila metri quadri, ma forse il villaggio era molto più esteso. Lungo la cortina osserverai un sistema di scale e diversi silos, che si ipotizza venissero usati per la conservazione dei prodotti agricoli.
Il Barru è ancora un affascinante enigma, a causa dei numerosi interventi - non solo di ampliamento, ma anche di ridimensionamento degli spazi -, con modifiche strutturali, ripetuti cambi di progetto e restauri eseguiti già in età antica, che rendono complessa la ricostruzione della sua storia. Adiacente alla torre est si trova un piccolo vano, il cui uso resta ancora un mistero. La terza torre, orientata a sud, ha un diametro leggermente inferiore rispetto alle altre due. Dentro un piccolo ambiente ricavato nello spessore murario, sul lato ovest del cortile, si trova un pozzo-cisterna, dove furono rinvenute ossa animali e umane, frammenti ceramici e alcuni recipienti in ottimo stato di conservazione. Accederai al vano attraverso un ingresso architravato che si apre sul cortile, e noterai anche una stretta scala che sale al livello superiore.
Probabilmente agli inizi dell’età del Ferro la fortezza assunse funzioni religiose: lo testimonierebbero sia la tipologia di ceramiche rinvenute nel pozzo che il ritrovamento di un deposito con manufatti di bronzo e spade votive riposti in maniera ordinata e sigillati con cura. A nord-est rispetto al corpo centrale noterai le tracce di altre strutture, appartenenti al villaggio di capanne, in gran parte ancora da indagare. L’ultimo mistero del Barru riguarda la sua sorte: non sono state trovate significative quantità di materiali successivi all’età del Ferro e non risultano tracce di distruzione dell’edificio, per cui l’ipotesi più plausibile è che, per qualche oscuro motivo, fu abbandonato, destinato a essere sepolto dai sedimenti per millenni, prima di tornare alla luce tremila anni dopo.